Senza Spina ( Lungomare Srl 2009)

1 - Il denaro dei nani
2 - La tempesta *
3 - Cara, rimani      
4 - La lune (La luna)                                
5 - Tanti anni fa              
6 - Gulliver  
7 - Sous le tilleul (sotto il tiglio)
8 - Il cappello a sonagli **                      
9 - La canzone di Aengus, il vagabondo **
10 - Un aviatore irlandese prevede la sua morte **
11 - Nel giardino dei salici **
12 - Innisfree, l'isola sul lago **            
13 - L'enfant clandestine (Ninna nanna)                    
14 - O sole mio
 
*Liberamente ispirato a La musica notturna delle strade di Madrid
di Luigi Boccherini, N° 6 OP. 30
**Da una poesia originale di William Butler Yeats

 

 

(A. Branduardi – L. Zappa Branduardi)
 
Ora te la canto, canta che io conto.
Conta che canto, canta che io conto.
Ho visto il tesoro nella grotta dei nani
e ora te la canto, canta che io conto.
Conta che canto, canta che io conto.
E uno e due, chiudete la porta,
chiudetela bene!
Li sento arrivare, sono alle mie spalle!
Butta quel tesoro,
il denaro dei nani in fumo finirà,
il denaro dei nani non vale niente!
Ora te la canto, canta che io conto.
Conta che canto, canta che io conto.
E uno e due e tre e quattro,
sono alla porta!
Li sento gridare, pazzi di rabbia!
E ora te la canto, canta che io conto.
Conta che canto, canta che io conto.
E uno e due e tre e quattro
e cinque e sei,
sono sul tetto, li sento ballare,
li sento picchiare sopra la mia testa!
Butta quel tesoro,
il denaro dei nani in fumo finirà,
il denaro dei nani non vale niente!
E ora te la canto, canta che io conto.
Conta che canto, canta che io conto.
E uno e due e tre e quattro
e cinque e sei e sette e otto,
ho preso il tesoro dalla grotta dei nani
e me ne verrà male!
Ma ora te la canto, canta che io conto.
Conta che canto, canta che io conto.
E uno e due e tre e quattro
e cinque e sei e sette e otto
e nove e dieci,
li sento arrivare!
Li sento gridare, li sento picchiare
e sono senza fiato!
Butta quel tesoro,
il denaro dei nani in fumo finirà,
il denaro dei nani non vale niente!



La Tempesta
(A. Branduardi – L. Zappa Branduardi)


Non c’è più vento per noi,
tempo non ci sarà
per noi che allora cantavamo
con voci così chiare.
Non c’è più tempo per noi,
vento non ci sarà
per noi che abbiamo navigato
quel mare così nero,
ma se la vita è tempesta
tempesta allora sarà.
Non c’è più vento per noi,
tempo non ci sarà
per noi che stelle cercavamo
sotto quel cielo scuro.
Si alzerà il vento per noi,
tempo per noi sarà…
il nostro viaggio l’ha guidato
la mano del destino,
ma se la vita è tempesta
tempesta allora sarà.
Buon vento poi soffierà dentro le nostre vele,
qual’è la rotta giusta solo il Signore lo sa.
Buon vento poi si alzerà dentro le nostre vele,
perché la rotta giusta solo il Signore la sa.
Non c’è più vento per noi,
tempo non è per noi
che nella notte senza luci
misuravamo il mare,
ma se la vita è tempesta
tempesta allora sarà.

 

(A. Branduardi – L. Zappa Branduardi)

Cara, rimani ora che il giorno è andato
ci resterà la sera
per ricordare quello che non è più
e puntare su ciò che sarà.
Ora che è sera il tempo è venuto
di ballare con la vita,
tirare i dadi, tentare la fortuna
e vedremo chi vincerà.
Quando da solo sul ghiaccio ho camminato
non ne vedevo la fine,
ma tu nel buio allora mi hai parlato:
“Se vinco io, vincerai anche tu”
“Se perdo io, perderai anche tu”
Cara, rimani ora che il giorno è andato
ci resterà la sera
per fare i conti col nostro passato
e col tempo che ancora verrà.
Se le parole portano dolore
viviamo questa vita,
giochiamo tutto contro la fortuna
e vedremo chi vincerà.
Mi sono perso quando ho viaggiato solo,
quando ero stanco e lontano,
ma tu nel buio allora mi hai chiamato:
“Se vinco io, vincerai anche tu”
“Se perdo io, perderai anche tu”

 

 

La lune
(E.Roda Gil - A. Branduardi )

Un jour et sans valises
La lune fit un saut
Pour regarder la terre de moins haut
File la comète,
Le voyage fut beau
La face cachée par l'aile du manteau.
La surprise fut
Que la blanche surface
N'était pas neige.
Errant sur les pierres
Les pieds elle s'ouvrit
Et en cachant ses pleurs elle s'enfuit.
Marcher seul au monde
Pieds nus et sans un mot
C'est se clouer au cour le rire des sots.
La surprise n'est plus
Que la blanche surface
Ne soit pas neige
.

 

Tanti anni fa
(Angelo Branduardi)

Nelle acque di quel lago
la mia donna si bagnava.
Poi sciogliendosi i capelli
una storia raccontava;
di un castello in fondo al lago
tanti anni fa, tanti anni fa,
Ed io ora ve la canto…
E fu un giorno a mezza estate
ed il sole ci scaldava,
io all’ombra di quei rami
al suo canto mi assopivo;
spesso questo ci accadeva
tanti anni fa, tanti anni fa,
ed io ora ve lo canto…

Era sera sai, era sera ormai
e di colpo mi svegliai;
Era sera sai, era sera ormai
e da solo mi trovai…
nel lago, forse per curiosità
lei scese…
Dal lago, so che un giorno salirà,
per me…

Era sera sai, era sera ormai,
e di colpo mi svegliai;
Era sera sai, era sera ormai,
e io solo mi trovai…

Nelle acque di quel lago
la mia donna si bagnava;
tanti anni fa, tanti anni fa…
tanti anni fa, tanti anni fa… 
  
 
 
Gulliver
(Luisa Zappa - Angelo Branduardi)

Venite tutti, che strana meraviglia il mare ci portò,
venite tutti, è Gulliver il grande che il mare ci portò.
Addormentato davanti a noi Gulliver il grande
è una nera montagna che
ci toglie il sole.
E’ Gulliver il grande che il mare ci portò.
Così curioso davanti a noi
l’uomo montagna ci guarda già,
venite tutti ad ammirare
la meraviglia vista mai.
Gli uomini piccoli pensano già
che la sua forza li aiuterà,
Gulliver il grande si chiede già
in quale altro mare naufragherà.
Venite tutti, che strana meraviglia il mare ci portò,
venite tutti, è Gulliver il nano che il mare ci portò.
Di freddo trema davanti a noi Gulliver il nano
Ma i suoi occhi cercano già
i nostri volti
È Gulliver il nano che il mare ci portò.
Venite tutti ad ammirare
la meraviglia con cui giocare,
così indifeso davanti a noi
come un bambino a cui insegnare.
E mentre invece dentro di sé
del nostro aspetto lui ride già
Gulliver il nano sognando sta
un altro mare per naufragare.
 
 

Sous le tilleul
( E. Roda-Gil - Branduardi )

Sous le tilleul, là sur la lande,
vous trouvez bien le repaire
vous qui passez regardez les herbes
écrasées par nos jeux et par nos pas
devant le bois chantait le rossignol
et tu coupais des fleurs pour faire ta couche.
Tu rirais si tu passais par là
Avec même rire sur la bouche.
Sous le tilleul, là sur la lande,
où se mêlaient les fleurs et l’herbe,
dans les roses vous pouvez repérer
là où je posais ma tête.
On vous a surprise dans mes bras
ce n’était pas pour nous grande honte
c’est à toi que je voulais donner
pour qu’on puisse t’appeler mon nom d’homme.
Sous le tilleul, là sur la lande,
le lys a jeté ses racines
si vous venez vous verrez enlacées
toutes les fleurs mêlées aux racines.
Un été vous vous étés en volée
vers une autre contrée, une autre nature
c’était vrai, j’aimais un épervier
dans votre cœur caché, tant pis pour moi.
Toi qui va à la chasse aux nuages
tu cours après le vent des mirages
mais la beauté est un oiseau sauvage
elle se meurt si on l’attache.
Ainsi fait dans sa course le monde
Le vent, la mer, les nuages dans leur ronde

 
 

Il cappello a sonagli


Mentre il buffone camminava
il giardino immobile restava;
la sua anima pregò di posarsi
alla sua finestra.

Ed i gufi cominciarono a chiamare
quando l'anima si levo`, vestita in blu,
la sua parola era saggia al pensiero
di quel suo passo calmo e leggero.. così leggero.

Ma la regina non le diede ascolto,
si avvolse nella sua camicia,
le pesanti imposte tirò a se
ed il chiavistello abbassò.

Ed il suo cuore lui prego` di andare a lei,
quando i gufi cessarono di chiamare;
in una rossa veste palpitante
lui cantò per lei oltre la soglia... oltre la soglia.

Dolce la sua parola era al sogno
di quella chioma ondeggiante;
ma dal tavolo lei prese il ventaglio
e lo fece volare via.

Ed allora il buffone pensò "io ho il mio cappello a sonagli,
sino a lei io lo manderò ed allora poi io morirò... poi morirò."
Quando al mattino divenne bianco
lasciò il cappello davanti ai suoi passi.

Ed in seno a lei se lo ripose,
sotto la nuvola dei capelli,
una canzone gli cantarono le sue labbra
sinchè le stelle non crebbero nell'aria.

Lei aprì la sua porta e la finestra
l'anima e il cuore lei fece entrare... li fece entrare.
Quello rosso venne alla sua destra,
quella blu alla sua sinistra.

Facevano un rumore come di grilli,
un chiacchierio dolce e saggio.
I suoi capelli erano un fiore ancora chiuso
quiete d'amore era ai suoi piedi... era ai suoi piedi.
 

 

 

La canzone di Aengus il vagabondo

Fu così che al bosco andai,
ché un fuoco in capo mi sentivo,
un ramo di nocciolo io tagliai
ed una bacca appesi al filo.
Bianche falene vennero volando,
e poi le stelle luccicando,
la bacca nella corrente lanciai
e pescai una piccola trota d'argento.

Quando a terra l'ebbi posata
per ravvivare il fuoco assopito,
qualcosa si mosse all'improvviso
e col mio nome mi chiamò.
Una fanciulla era divenuta,
fiori di melo nei capelli,
per nome mi chiamò e svanì
nello splendore dell'aria.

Sono invecchiato vagabondando
per vallate e per colline,
ma saprò alla fine dove è andata,
la bacerò e la prenderò per mano;
cammineremo tra l'erba variegata,
sino alla fine dei tempi coglieremo
le mele d'argento della luna,
le mele d'oro del sole. 

 

 

Un aviatore irlandese prevede la sua morte
lo lo so che sarà là, da qualche parte tra le nuvole,
sarà là che incontrerò alla fine il mio destino;
io non odio questa gente che ora devo combattere,
e non amo questa gente che io devo difendere;
il mio paese è Kiltartan Cross,
la mia gente i suoi contadini,
nulla di tutto ciò può renderli più o meno felici.
Né la legge né il diritto mi spinsero a combattere,
non fu la politica, né l'applauso della folla.
Un impulso di gioia fu, un impulso solitario
che mi spinse un giorno a questo tumulto fra le nuvole;
nella mia mente ho tutto calcolato, tutto considerato,
e gli anni a venire mi sono sembrati uno spreco di fiato,
uno spreco di fiato gli anni che ho passato
in paragone a questa vita, a questa morte

 

 

Nel giardino dei salici

 
Nel giardino dei salici ho incontrato il mio amore;
là lei camminava con piccoli piedi bianchi di neve.
Là lei mi pregava che prendessi l'amore come viene,
così come le foglie crescono sugli alberi.
Così giovane ero, io non le diedi ascolto;
così sciocco ero, io non le diedi ascolto.

Fu là presso il fiume che con il mio amore mi fermai,
e sulle mie spalle lei posò la sua mano di neve.
Là lei mi pregava che prendessi la vita così come viene,
così come l'erba cresce sugli argini del fiume;
ero giovane e sciocco ed ora non ho che lacrime.

 

 

Innisfree, l'isola sul lago

 
Ed ecco ora mi alzerò, a Innisfree andrò,
là una casa costruirò, d’argilla e canne io la farò:
là io avrò nove filari ed un alveare, perché le api facciano miele.
E là da solo io vivrò, io vivrò nella radura dove ronzano le api.
E là io pace avrò: lentamente, goccia a goccia,
viene dai veli del mattino fino a dove il grillo canta;
mezzanotte là è un balenio, porpora è mezzogiorno
e la sera è un volo di uccelli.
Ed ecco ora mi alzerò, perché sempre notte e giorno
Posso sentire l’acqua del lago accarezzare la riva piano;
mentre in mezzo ad una strada io sto, sui marciapiedi grigi,
nel profondo del cuore questo io sento…

 

 

L'enfant clandestin
( E. Roda-Gil - Branduardi )

Le nouveau-né, elle l’enroule
Du papier du journal d’hier
« Qu’il reste un esclave
Ou qu’il devienne roi
Mais que jamais je ne le revoie… »

Il est venu là dans la cuisine
Sa voix forte a franchi l’escalier
Et dans tout le bourg déjà on devine
Hier matin est né un clandestin

Il est venu dans les cuisines
Et tout le bourg le sait déjà
Qu’hier est né comme on le devine
Un enfant que personne n’a vu

« Debout la femme et dites-moi
Qu’avez-vous fait de l’enfant d’hier
L’enfant qui pleurait ce matin dans vos bras
Et que jamais personne ne voit… »

« Laissez entrer dans la foule
Mon enfant qui s’en va loin de moi
Qu’il reste un esclave
Ou qu’il devienne roi
Mais que jamais je ne le revoie… »

Debout la femme vous m’accompagnerez
Dans ce bourg nous irons marcher
Lavez vos mains, cirez vos souliers
Et enlevez-moi ce tablier

Elle a jeté son vieux tablier
Dans le bourg on la voit déjà
Droite et dressée dans une robe taillée
Dans des rideaux de cuisine oubliés…

Les travaux de nuit sont bien monotones
Et parfois elle coiffe sa patronne
Elle pense à la nuit
Quand l’enfant est parti
Sur le fleuve et vers une autre vie…

« Laissez entrer dans la foule
Mon enfant qui s’en va loin de moi
Qu’il reste un esclave
Ou qu’il devienne roi
Mais que jamais je ne le revoie… »